Il “Tanto, che ci vuole?” è uno dei principali nemici di una professione come la mia.
Scrivere come copywriter significa scontarsi (non sempre ma in molti casi) con chi è convinto che le attività legate alla comunicazione aziendale possano essere portate avanti e sviluppate da chiunque.
Scrivere una news per il sito? “Tanto, che ci vuole…”
Fare i post su Facebook? “Tanto, che ci vuole…”
Pianificare le attività? “Tanto, che ci vuole…”
Avere idee nuove e originali? “Tanto, che ci vuole…”
La mia risposta a chi fa questa (irritante) domanda è che qualcosa… ci vuole.
- Esperienza, per non dimenticare informazioni salienti e scrivere il testo in un tempo accettabile.
- Occhio critico, per trovare i difetti e i punti deboli che chi è direttamente coinvolto non noterebbe.
- Capacità di scrivere, che non si impara alle elementari (dove qualcuno non impara neppure la grammatica) ma solo con l’esercizio, la lettura e l’impegno professionale, che portano a elaborare i testi non solo con il cuore ma anche con criteri tecnici.
- Conoscenza tecnica, di aspetti che nello scrivere un testo non si possono ignorare se quel testo ha una finalità precisa (per esempio per fare Seo).
- Ricchezza lessicale, perché i testi non siano sempre gli stessi.
- Capacità organizzativa, per ricordarsi cosa bisogna fare e farlo nel concreto, programmandolo.
Questo è solo un piccolo elenco di ciò che… ci vuole.
Anche in un testo breve (che apparentemente potrebbe sembrare più “facile”) si condensano anni di esperienza. E come copywriter mi rendo conto che chi fa quella domanda, “Tanto, che ci vuole?”, molto spesso è davvero convinto che improvvisare sia sufficiente.
Ma se il tuo cliente – colui che desidera o necessita di acquistare da te – avesse bisogno, volesse e meritasse di più del “Tanto, che ci vuole”?