L’avvento di internet prima, e dei social network poi, ha totalmente cambiato le prospettive della comunicazione aziendale.
Oggi, soprattutto se non si hanno una strategia di marketing e una rete commerciale per intavolare trattative dirette e indirette con i propri possibili clienti e intermediari dei propri prodotti o servizi, molto più spesso ci si affida alla comunicazione per trovare contatti più diretti, per “parlare” direttamente col proprio pubblico, talvolta letteralmente “sparando nel mucchio”.
In questi casi, funzionano i social network?
Sarebbe troppo semplicistico rispondere “sì” o “no”, senza sapere nemmeno di che prodotti o servizi stiamo parlando, o di che risorse si dispone, o di come il marchio sia posizionato e consolidato sul mercato.
Di certo, però, se non si hanno una strategia e se non si è definita la propria identità sarà molto difficile far funzionare qualunque attività su un social network.
Prima infatti è indispensabile definire (oppure verificare) “Chi siamo” come azienda e la nostra comunicazione istituzionale, e solo poi sviluppare il piano editoriale e i contenuti per un social network, o anche per un sito.
Richiamando il concetto delle narrazioni tradizionali, ovvero le fiabe, le favole, le leggende, i miti, mi piace spiegare cosa significa confrontare la comunicazione istituzionale con quella sui social network illustrando la differenza tra il mito e la leggenda, differenza che ho già spiegato a livello di definizioni dei due generi in questo post sulla mia pagina Facebook. Ed esiste un soggetto, in particolare, che mi permette di farlo in modo esauriente con un bell’esempio: si tratta di un prodotto che io amo molto, l’olio.
Esistono, infatti, sia miti sia leggende proprio sull’ulivo e sui suoi frutti, le olive, e il loro derivato più prezioso, l’olio, storie che voglio brevemente richiamare, partendo da un racconto mitologico davvero affascinante, ovvero il mito sulla nascita dell’olio.
Eccolo qui:
Racconta un mito greco che ad Atene, fra gli dèi, vi fosse un gran fermento. Il Padre degli Dèi, Zeus, aveva infatti stabilito che solo uno di essi avrebbe avuto l’onore di costruire il proprio tempio collocandolo sull’Acropoli.
I due pretendenti più agguerriti erano due dèi molto importanti, molto vicini allo stesso Zeus. Da una parte vi era Poseidone, suo fratello, dio del mare. Dall’altra vi era una delle numerose figlie di Zeus, Atena, che si era guadagnata un ruolo di primo piano sull’Olimpo come dea della guerra, della saggezza, della filosofia ma non solo.
Così il Padre degli Dèi decise che avrebbe seguito un criterio molto preciso per dare a uno dei due la possibilità di occupare l’Acropoli con il proprio tempio: ovvero, Zeus avrebbe scelto quello che avrebbe dato agli uomini il dono più utile.
Poseidone, da un’onda del mare, fece scaturire il cavallo, che avrebbe potuto aiutare gli uomini come mezzo di trasporto e per il loro lavoro.
Ma Atena fece un dono ancora più prezioso, ovvero la pianta d’ulivo che, oltre alle olive, avrebbe dato anche l’olio, prezioso condimento ed elemento di ogni rito sacro da allora fino ai nostri giorni. E così fu il tempio di Atena a occupare l’Acropoli.
Questo il mito, che nelle sensibilità dei popoli del Mediterraneo fu accolto in ogni luogo in modo diverso. E, per questo, ogni angolo del mondo antico diede origine alla propria esclusiva leggenda su come l’ulivo con i suoi frutti e derivati fossero giunti in quella specifica terra.
Tra queste vi è anche il lago di Garda, il luogo situato alla latitudine più a nord del mondo dove crescono gli ulivi e viene ottenuto l’olio. Qui l’arrivo dell’ulivo e dell’olio è, appunto, leggenda.
Eccola:
Si racconta nell’area gardesana, in particolare nella terra di Valtenesi, sulla sponda bresciana del lago di Garda, che a portare su queste colline l’ulivo fu la dea Atena in persona.
La saggia dea era in fuga dall’Olimpo, dove imperversava la guerra tra Zeus e Tifone, ed errando per il mondo giunse sulle dolci alture attorno al basso lago, stabilendosi qui con il suo prezioso frutto e insegnando alle genti locali a prendersene cura.
E questo narrano ancora le leggende locali.
Come vedi, pur facendo parte della narrazione dell’olio, un solo prodotto, si tratta di storie differenti con valenze ben diverse. Simili, per alcuni versi, a quelle possono avere dei testi per la comunicazione istituzionale e dei contenuti per i social network.
Non perché uno dei due sia meno importante dell’altro, ma perché proposti con modi, tempi, sfumature, obiettivi diversi.
Tutto ciò che rientra nel profilo e nella comunicazione istituzionale, dalla storia al brand positioning (il posizionamento di marca), ma non solo, è ancora un elemento fondamentale. Si tratta di informazioni che devono rimanere salde e sicure, non soggette a essere rimesse in discussione (se non in caso di riposizionamento del brand), come le storie del mito, che anticamente avevano appunto un valore religioso, assoluto e “fisso” nella mente delle persone.
Al contrario, il flusso quotidiano sui social network è più somigliante al contenuto di una leggenda: non qualcosa con un valore “religioso” e così assoluto, ma un elemento comunque importante della narrazione dell’impresa. Questo perciò significa che anche i contenuti di tutti i giorni vanno estremamente curati ma assumono un valore diverso per le persone.
Penso che aver riflettuto assieme sulla differenza di tono e contenuto tra comunicazione istituzionale e social network, paragonandole a quelle tra mito e leggenda, sia utile in generale per riflettere sul taglio e sui contenuti che vuoi dare alla tua comunicazione e per i vari usi che puoi fare dei tuoi testi!
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Andremo avanti a esplorare altre storie per parlare di aziende, comunicazione e narrazioni, per poter prima o poi sospirare che comunicarono tutti… felici e contenti!
ps: mentre in altri articoli del blog ho utilizzato foto acquistate da database online, quella di questo articolo l’ho scattata io: rappresenta uno degli ulivi della Valtenesi che ci sono nel mio giardino a Manerba. Se capiti sul lago di Garda non dimenticare di degustare, insieme a tutti gli altri ottimi prodotti gardesani, anche l’olio che viene prodotto nelle mie zone, perché non è solo leggendario… è anche buono! 🙂